giovedì 11 agosto 2011







Alessandra Vitelli

principali favolisti mondiali

Chi sono? breve biografia dei principali favolisti mondiali

Hans Christian Andersen (1805-1875)

Di famiglia umile, orfano a undici anni, a quattordici fuggì a Copenaghen, dove ebbe l'opportunità di studiare grazie all'aiuto di Jonas Collin, direttore del Teatro reale. Fin dal 1822 cominciò a pubblicare volumi di prosa e poesia e a comporre opere teatrali, ma il successo gli arrise soltanto con il romanzo L'improvvisatore (1835).
Compì lunghi viaggi in Europa, Asia e Africa e fu autore fecondo, anche di resoconti di viaggio, come Il bazar di un poeta (1842).
La sua fama si fonda però sugli oltre 150 racconti per l'infanzia, che appartengono ormai ai classici della letteratura mondiale.
Ben lontano dall'imitare i suoi immediati predecessori nel genere del racconto, quali Charles Perrault, Antoine Galland ed E.T.A. Hoffmann, o i fratelli Grimm, Andersen seppe esprimere mirabilmente le emozioni più sottili e le idee più fini attraverso un uso equilibrato del linguaggio corrente e delle espressioni popolari, passando senza difficoltà dalla poesia all'ironia, dalla farsa alla tragedia, dal quotidiano al meraviglioso.
La sua opera appare innovativa non solo nello stile ma anche nei contenuti: Andersen usò infatti un linguaggio quotidiano ed espresse nelle fiabe pensieri e sentimenti fino ad allora ritenuti estranei alla comprensione di un bambino, attraverso le vicende di re e regine storici o leggendari, ma anche di animali, piante, creature magiche e persino di oggetti.
Alcuni fra i suoi titoli più noti sono:
Il brutto anatroccolo, "Il vestito nuovo dell'Imperatore"., La regina delle nevi, Scarpette rosse e La sirenetta.
Le fiabe di Andersen sono state tradotte in tutte le lingue e hanno ispirato innumerevoli opere teatrali, balletti, film, nonché opere d'arte figurativa.
In questo sito numerosissime altre fiabe all'indice :"fiabe straniere".



Lewis Carroll (1832-1898)

Scrittore inglese, Lewis Carroll (pseudonimo di Lutwidge Dodgson), è nato a Daresbury (Cheshire), il 27 gennaio 1832. Studiò a Rugby e a Oxford, nel Christ Church College, dove rimase poi sino al 1881 come lettore di matematica pura, disciplina alla quale dedicò numerosi trattati. Nel 1861 venne ordinato diacono, ma non prenderà mai gli ordini superiori.
Di carattere assai timido, Carrol fu grande amico (e fotografo) di alcune bambine, e per una di esse, Alice Lidden (figlia del decano del Christ Church e coautore del celebre dizionario greco-inglese Liddell-Scott), scrisse "Alice nel paese delle meraviglie" (il titolo originale suona "Alice's adventures in Wonderland"), un libro poi divenuto celeberrimo e pubblicato originariamente nel 1865.
la storia di Alice è diventata la più nota e amata della letteratura infantile inglese, esercitando una forte attrazione anche su lettori adulti, grazie al peculiare gusto del gioco logico e verbale. Alle avventure di Alice, Carroll diede un seguito nel 1871 con "Attraverso lo specchio", un testo che ripeté con eguale fortuna i successi del primo libro.
Prima delle sue pubblicazioni di fantasia, Carroll aveva comunque fatto uscire, con il suo vero nome, alcune opere di matematica, passione mai trascurata. Grazie agli approfondimenti effettuati di discipline come la logica e la matematica, sono emerse opere come "Euclide e i suoi rivali moderni" (1879), "Il gioco della logica" (1887), "Che cosa disse la tartaruga ad Achille" (1894) "Logica simbolica" (1896). In questa stessa veste di studioso, il Rev. Dodgson si è anche cimentato nella stesura di numerosi articoli sulla rappresentanza proporzionale comparsi in riviste specializzate.
Ammalatosi di bronchite, questo indimenticabile scrittore, che ha ispirato centinaia di opere tratte dal suo personaggio principale, Alice, è morto a Guildford, nel Surrey, il 14 gennaio del 1898.



Jacob (Ludwig Carl) Grimm (1785-1863) - e Wilhelm Grimm

Jakob Ludwig Karl Grimm nacque a Hanau nel 1785 (morì a Berlin nel 1863).
Professore di lettere antiche e bibliotecario di Gottinga, fu destituito nel 1837 a causa delle sue idee liberali. Nel 1840 Friedrich Wilhelm IV lo chiamò a Berlin.
Con il fratello Wilhelm Karl (1786\1859), pubblicò una raccolta di Saghe tedesche (Deutsche Sagen, 1816-1818) e una di Fiabe (Kinder und Hausmärchen, 1812-1822), riprese dalla viva voce del popolo. Sono testi orali, che spesso riprendono motivi di altri paesi.
I curatori vedevano in essi le tracce di antichissime credenze. Le due raccolte ebbero vasta risonanza.
Jakob si occupò anche di diritto, grammatica ("Grammatica tedesca", Deutsche Grammatik, 1819-1837), di letteratura e linguistica ("Storia delle lingue tedesche", ), di mitologia ("Mitologia tedesca", 1835).
In collaborazione con il fratello avviò la pubblicazione di un "Dizionario tedesco" , opera fondamentale per la conoscenza etimologica e storica delle parole tedesche.
In questo sito:
"Cappuccetto Rosso", "Il Principe ranoccchio","Pollicino","Il pentolino magico","Hansel e Gretel","l'acqua dell'eterna giovinezza", "Biancaneve","Riccidoro", " I musicanti di Brema", "Raperonzolo", "La sposa bianca e la sposa nera", "Il Tavolino magico e...", "Il lupo e i sette capretti", "Le tre piume", "L'uccello d'oro", "L'uomo di ferro","L'oca d'oro", "I sette svevi", "Il principe che non aveva paura" , "Le tre filatrici" , "Il sarto astuto", "La piccola guardiana di oche", "La fanciulla senza mani", "Il fedele Giovanni", "I tre capelli d'oro dell'Orco" ed altre ancora nell'indice fiabe straniere.




Charles Perrault (1628-1730)

Nato a Paris nel 1628, ebbe importanti incarichi nell'amministrazione pubblica. Membro dell'Acadé mie Franç aise dal 1671, par tecipò alla "querelle des ancients et des modernes" schierandosi tra i modernisti nei dialoghi satirici sui Paralleli degli antichi e dei moderni (Parallèles des anciens et des modernes, 1688-1697) e ne Gli uomini illustri che sono apparsi in Francia durante il XVI secolo (Les hommes illustres qui ont paru en France pendant le XVII siècle, 1696-1700). Morì nel 1703.
La sua fama è legata a I racconti di mia madre l'Oca (Contes de ma mère l'Oye, 1697). Si tratta di undici racconti di fate, otto in prosa e tre in versi, comprendenti alcuni dei più famosi e splendidi esempi di letteratura:
"La bella addormentata nel bosco" (La belle au bois dormant), Cappuccetto Rosso (Le petit chaperon rouge),"Barba blù" (Barbe bleue), "Il Gatto dagli stivali" (Le chat botté ), "Cenerentola" (Cendrillon), "Pelle d'Asino" (Peau d'â ne).
Con questi racconti Perrault inaugurò un genere letterario, la fiaba, che non aveva in Francia precedenti letterari. I soggetti, ripresi dalla tradizione orale della favolistica popolare, raggiungono con lui una perentoria evidenza d'arte, per la perfetta semplicità e naturalezza dello stile che possiede una prodigiosa sobrietà . Le sue fiabe sono divenute dei classici della letteratura per l'infanzia.




Ludwig Bechstein (1801-1860)

Ludwig Bechstein nacque il 24 novembre 1801 a Weimar da un rapporto extraconiugale tra Johanna Dorothea Bechstein e l’emigrante francese Louis Hubert Dupontreau. Dopo la laurea fece l’apprendistato come farmacista ad Arnstadt. "Ero un povero bambino che non ha avuto padre" scrisse L. Bechstein nella sua autobiografia.
Nell'ottobre 1810, Ludwing venne adottato dallo zio materno. Nel 1828 è apparsa la sua prima collana di sonetti che attirò l’attenzione verso il giovane autore del duca Bernhard della Sassonia Meiningen, che gli finanziò gli studi in storia, filosofia e letteratura (dal 1829 al 1830 a Leipzig).Nel marzo 1829, poteva iscriversi all'Università di Leipzig; non soltanto per studiare le scienze naturali, ma filosofia, letteratura e storia. In seguito Bechstein fu impiegato come archivista e poi di bibliotecario a Meiningen. La sua predilezione per la storia e la sua gioia nel curiosare tra vecchie fonti e cronache, sono visibili non solo nelle sue collezioni di favole e leggende sulle fate, che costituiscono il centro della sua produzione letteraria, ma anche nelle sue ballate, racconti e novelle storiche.. Nell'agosto 1832, sposava Caroline Wiskemann di 24 anni del Philippsthal al Werra che gli diede il suo primo figlio. Dopo due anni di matrimonio felice sua moglie muore e nel maggio 1836 si risposa con Therese del Schulz , da cui ebbe sette bambini.

Come molti scrittori fu letto molto solo dopo la sua morte, che avvenne il 14 maggio 1860 a Meiningen.
In questo sito:
"La principessa incantata ", "Il capraio e la figlia del re", "Il librone degli incantesimi", "I tre musicanti", "I tre cani", "Cigno appiccica!", "I due malcontenti"




George Sand (1804-1876)

George Sand è lo pseudonimo di Andine Aurore Lucile Dupin (1 luglio 1804 – 8 giugno 1876), più tardi baronessa Dudevant.

Femminista ante litteram, fu una scrittrice versatile: fu infatti autrice di romanzi, novelle, racconti, opere teatrali, un'autobiografia, critiche letterarie e testi politici. I suoi interessi non si limitavano alla scrittura: fu anche pittrice e donna attiva nelle questioni politiche (benché in secondo piano, partecipò al governo provvisorio del 1848).

Nata a Parigi, trascorse la maggior parte della sua infanzia a Nohant nell'Indre. Questo soggiorno nella campagna lasciò segni importanti nella scrittrice, tanto che il tema della vita agreste viene ripreso in molte sue opere (come in La mare au Diable).

Nel 1822 sposò il barone Casimir Dudevant, dal quale avrà due figli: Maurice (nato nel 1823) e Solange (nata nel 1828). Ben presto lasciò il marito e iniziò a condurre una vita sentimentale piuttosto agitata.
Nel 1831 esce il suo primo romanzo Rose et Blanche, scritto in collaborazione con Jules Sandeau, suo amante, dal cui nome si ispirò per il suo pseudonimo Sand.
Nel 1833 e 1834 ebbe una relazione movimentata con Alfred de Musset, relazione che ispirò il suo Elle et lui. Lo lasciò in seguito preferendogli il dottor Pagello.
La scrittrice ritratta da Eugène Delacroix (olio su tela, 1838)Conobbe quindi Frédéric Chopin, con il quale vivrà una decina d'anni (1838 - 1847). A Maiorca, si può ancor oggi visitare la certosa di Valldemossa dove trascorse l'inverno 1838-39 con Frédéric Chopin e i suoi figli.
Nel 1841 fondò con Pierre Leroux la Revue Indépendante.

George Sand si legò a democratici come Arago, Barbès e Bakunin e, nel 1848 gioì della caduta del re Luigi Filippo e della fine della monarchia di luglio, dando prova del suo impegno politico e sociale, improntato al comunismo.
Nel 1851, dopo le giornate di giugno, si ritirò a Nohant, costretta a scrivere per il teatro a causa delle notevoli difficoltà economiche. Continuò comunque i suoi viaggi sia in Francia (soprattutto a Parigi) sia all'estero.
Continuò inoltre a condurre una vita fuori dalle regole e molto agitata. Ebbe altre relazioni amorose, si batté per i diritti delle donne e per le sue idee politiche; strinse quindi amicizia con Gustave Flaubert e Théophile Gautier e frequentò i fratelli Goncourt.

Scrisse fino al 1876, anno in cui morì a Nohant, all'età di 72 anni. Nel giorno della sua morte Victor Hugo dichiarò: «Piango una donna che è morta, ma ne saluto una immortale!».
In questo sito:
"Quello che raccontano i fiori ".



Aleksandr Sergeevic Puskin (1799-1837)

Aleksandr Sergeevic Puskin nacque a Mosca nel 1799 da una famiglia di piccola (ma antichissima) nobiltà. Crebbe in un ambiente favorevole alla letteratura: lo zio paterno Vasilij era un poeta, il padre si dilettava di poesia e frequentava letterati di primo piano come Karamzin e Zukovskij. Una casa ricca di libri, soprattutto francesi, che stimolarono le sue precoci letture, ma povero anche di affetti.
Nell'infanzia e nell'adolescenza restò affidato, secondo l'uso del tempo, alle cure di precettori francesi e tedeschi, e soprattutto a quelle della 'njanja' Arina Rodionovna, che gli raccontava le altiche fiabe popolari.
Un ambiente sostitutivo della famiglia Puskin lo trovò nel 1812-1817 al liceo di CarskoeSelo. Uscito dal liceo, ottenne un impiego al ministero degli esteri e partecipò intensamente alla vita mondana e letteraria della capitale. A causa di alcuni componimenti 'rivoluzionari' fu confinato nella lontana Ekaterinoslav. Qui si ammalò . Fu ospite della famiglia Raevskij. Seguì poi i Raevskij in un viaggio in Crimea e nel Caucaso, ma alla fine del 1820 dovette raggiungere la nuova sede di Kisinë v [Moldavia]. Vi restò fino al 1823, quando ottenne il trasferimento a Odessa. A Odessa visse una vita meno monotona, con due amori: per la dalmata Amalia Riznic, e per la moglie del governatore locale, il conte Voroncov.
Nel 1823, per l'intercettazione di una sua lettera in cui esprimeva idee favorevoli all'ateismo, fu licenziato dalla burocrazia imperiale, e costretto a vivere nella tenuta familiare di Michajlovskoe, vicino Pskov. Il forzato isolamento non gli impedì di partecipare alla rivolta decabrista del 1825.
Nel 1826 il nuovo zar Nicola II lo chiamò a Mosca per offrirgli una occasione di "ravvedimento". Il "perdono" era in realtà una sorveglianza ancora più diretta e paralizzante. L'essere sceso a compromesso con il potere gli alienò per di più l'entusiasmo dei giovani.
Nel 1830 Puskin sposò la bellissima Natal'ja Goncarova, che gli diede quattro figli ma anche molti dispiaceri per la condotta frivola che alimentava i pettegolezzi di corte. In seguito a uno di questi pettegolezzi, Puskin sfidò a duello il 27 gennaio 1837 il barone francese Georges D'Anthès, a Pietroburgo. Ferito a morte, Puskin spirò due giorni dopo.
in questo sito:
"Il pesciolino d'oro", "La principessa e i sette cavalieri"
"Lo zar Saltan"



Jean de La Fontaine (1621-1695)

Jean de La Fontaine, poeta francese, nacque a Chateau-Thierry, Aisne, nel 1621.
Ereditò dal padre il titolo di Maitre des Eaux et Forets nel 1652. Condusse una vita oziosa, non risolvendo mai le sue difficoltà finanziarie. E' del 1654 il suo esordio letterario, con l'adattamento dell'«Eunuco» di Terenzio.
Per compiacere Fouquet, il suo primo mecenate, si dedicò ai generi più diversi: scrisse epistole, madrigali, ballate, poemi e commedie. Quando Fouquet fu imprigionato, La Fontaine per affetto e per rendergli grazie, scrisse in sua difesa l'«Elégie aux nymphes de Vaux». Venne così nominato gentiluomo servente presso la vedova Madame d'Orleans di Lussemburgo. Alla morte della vedova fu accolto da Madame de La Sablière, che era al centro di una società di letterati, filosofi e scienziati. In seguito venne ospitato dagli Hervart.
Uomo di spirito indipendente, benché legato a molti protettori, ebbe diverse passioni e un matrimonio fallito. Quando la malattia lo colse si avvicinò alla religione. La sua opera non va limitata ai "Racconti" e alle "Favole" ma comprende anche numerosi scritti in poesia e in prosa. Narratore vivace, fine umorista, intelligente e sensibile, fu dotato di un grande gusto per le sfumature.
Nei 12 volumi delle "Favole" (1669 - 1693) rinnovò la tradizione esopica, rappresentando la commedia umana. Quest'opera dimostrò il suo amore per la vita rurale e attraverso animali simbolici ironizzò sulla vita della società dell'epoca.
Morì a Parigi nel 1695.
In questo sito:
"fiabe di Lafontaine".




Oscar Wilde(1854-1900)

Oscar Fingal O' Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 Ottobre 1854. Suo padre William era un rinomato chirurgo e uno scrittore versatile; sua madre Jane Francesca Elgée, una poetessa e un'accesa nazionalista irlandese. Il futuro scrittore dopo aver frequentato il prestigioso Trinity College a Dublino e il Magdalen College, divenne presto popolare per la sua lingua sferzante, per i suoi modi stravaganti e per la versatile intelligenza. Ad Oxford, dove fra l'altro vinse il premio Newdigate con il poema "Ravenna", conobbe due fra i maggiori intellettuali del tempo, Pater e Ruskin, che lo introdussero alle più avanzate teorie estetiche e che affinarono il suo gusto artistico.

Nel 1879 soggiorna a Londra dove inizia a scrivere occasionalmente saggi giornalistici e pubblicare poemi. Nel 1881 escono i "Poems" che ebbero in un anno ben cinque edizioni. La sua chiarezza, il suo brillante modo di conversare, il suo ostentato stile di vita ed il suo stravagante modo di vestirsi fecero di lui una delle figure più salienti degli affascinanti circoli londinesi. Un tour di lettura durato un anno negli Stati Uniti incrementò la sua fama e gli diede l'opportunità di formulare meglio la sua teoria estetica che ruota intorno al concetto di "arte per l'arte".

Nel 1884, ritornato a Londra dopo aver trascorso un mese a Parigi, sposa Costance Lloyd: un matrimonio più di facciata che dettato dal sentimento. Wilde è difatti omosessuale e vive questa condizione con enorme disagio, soprattutto a causa della soffocante morale vittoriana che imperava nell'Inghilterra del tempo. La costruzione di cartapesta eretta da Oscar Wilde non poteva però durare a lungo e infatti, dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separa dalla moglie a causa dell'insorgere della sua prima vera relazione omosessuale.

Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi "Il principe felice e altre storie", mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, "Il ritratto di Dorian Gray", capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi. L'aspetto peculiare del racconto, oltre alle varie invenzioni fantastiche (come quella del ritratto ad olio che invecchia al posto del protagonista), è che Dorian possiede indubbiamente molti dei tratti caratteristici dello scrittore, cosa che non mancò di scatenare l'ira dei critici, i quali ravvedevano nella prosa di Wilde i caratteri della decadenza e della disgregazione morale.

Nel 1891, il suo "annus mirabilis", pubblica il secondo volume di favole "La casa dei melograni" e "Intenzioni" una collezione di saggi comprendente il celebre "La decadenza della menzogna". Nello stesso anno stende per la famosa attrice Sarah Bernhardt il dramma "Salomé", scritto in Francia e fonte ancora una volta di grave scandalo. Il tema è quello della forte passione ossessiva, particolare che non poteva non attivare gli artigli della censura britannica, che ne proibisce la rappresentazione.

Ma la penna di Wilde sa colpire in più direzioni e se le tinte fosche le sono familiari, nondimeno si esprime al meglio anche nel ritratto sarcastico e sottilmente virulento. La patina di amabilità è anche quella che vernicia uno dei suoi più grandi successi teatrali: il brillante "Il ventaglio di Lady Windermere", dove, sotto l'apparenza leggiadra e il fuoco di fila delle battute, si nasconde la critica al vetriolo alla società vittoriana. La stessa che faceva la fila per vedere la commedia.

Galvanizzato dai successi, lo scrittore produce una quantità considerevole di pregevoli opere. "Una donna senza importanza" torna alle tematiche scottanti (avendo a che fare con lo sfruttamento sessuale e sociale delle donne), mentre "Un marito ideale" è incentrato nientemeno che sulla corruzione politica. La sua vena umorisitca esplode nuovamente con l'accattivante "L'importanza di chiamarsi Ernesto", un'altra stilettata al cuore dell'ipocrita morale corrente. Questi lavori vennero definiti come perfetti esempi della "commedy of manners", grazie alle loro illustrazioni delle maniere e della morale dell'affascinante e un po' frivola società del tempo.

Entrato in carcere viene processato anche per bancarotta, i suoi beni sono messi all'asta mentre sua madre muore poco dopo. Viene condannato per due anni ai lavori forzati; è durante il periodo del carcere che scrive una delle sue opere più toccanti "De profundis", che non è altro che una lunga lettera indirizzata al mai dimenticato Bosie (il quale nel frattempo si era allontanato non poco dal compagno, quasi abbandonandolo). Sarà il vecchio amico Ross, l'unico presente fuori dal carcere ad attenderlo al momento della scarcerazione, a tenerne una copia e a farla pubblicare, come esecutore testamentario, trent'anni anni dopo la morte di Wilde.

L'ultima opera, scritta dopo un riavvicinamento a Bosie, è "Ballata del carcere di Reading" che termina nel 1898 dopo essere uscito di prigione, durante un soggiorno a Napoli. Tornato a Parigi apprende della morte della moglie e, dopo un paio d'anni di spostamenti sempre insieme all'amato Bosie, il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde muore di meningite.
In questo sito:
"Il gigante egoista","Il principe felice","Il pescatore e la sua anima", "L'usignolo e la rosa"




Lev Nikolaevic Tolstoj (Jasnaja Poljana 1828-1910)

Il conte Lev Nikolaevic Tolstoj nasce nella tenuta di campagna di famiglia di Jasnaja Poljana nel 1828 e qui cresce, ben presto orfano di madre, insieme ai fratelli e alla sorella; la vita della campagna russa si apre a lui sin dall'infanzia. A quindici anni legge Voltaire e Rousseau; quest'ultimo esercita sul giovane Tolstoj una prolungata influenza. Per lungo tempo Tolstoj porterà al collo il medaglione del filosofo ginevrino. Nel 1847, dopo una bocciatura alla facoltà di lingue orientali e una svogliata frequentazione della facoltà di diritto, lascia l'università e si stabilisce a Jasnaja Poljana con l'intento di rendersi utile ai contadini. Ma, nel 1851, dopo quattro anni di tormenti e interrogativi sul senso della vita e insoddisfatto di quell'esperienza parte per il Caucaso e diventa sotto-tenente d'artiglieria: è qui che prende realmente inizio la sua attività letteraria.

Il Caucaso è all'epoca luogo di formazione e d'ispirazione per numerosi scrittori russi tra cui Lermontov alla cui prosa si avvicinano gli scritti di gioventù di Tolstoj, principalmente per le scene di guerra. L'annessione del Daghestan e della Cecenia all'Impero russo generano un conflitto con la popolazione locale, evento che l'autore descriverà nella novella I Cosacchi. A Sebastopoli durante la guerra di Crimea (in veste di comandante di divisione), si trova in uno dei più pericolosi posti della città assediata, attraente scenario da cui trae spunto un ciclo di racconti intitolato Racconti di Sebastopoli che tratta nuovamente il tema della guerra. Il modo di presentare le scene di battaglia tramite la caratterizzazione dei personaggi e di sottoporre l'intero conflitto alla lente della morale, sono una grande novità.

La prima opera pubblicata, Infanzia (1852), non ha nessun legame con il Caucaso né con la Crimea; Tolstoj racconta i ricordi d'infanzia, ripercorre scene di vita a Jasnaja Poljana. Spedisce la novella alla rivista "Sovremienik" ("Il Contemporaneo") e il direttore suo amico, il poeta Nekrasov, decide di pubblicarla subito. Da questa pubblicazione, presto seguita da Adolescenza (1854) e Giovinezza (1857), Tolstoj emerge tra gli scrittori più famosi dell'epoca. "Ecco un talento nuovo e certo", confida Nekrasov a Turgenev.

Nonostante le profonde crisi che modificheranno a più riprese la sua evoluzione, l'utopia personale diventa presto chiara: soltanto il perfezionamento morale e individuale riesce a combattere il male e la menzogna, meglio di qualsiasi riforma sociale poiché la società corrompe l'uomo. Nel 1856, dopo aver spinto all'estremo questo paradosso, si avvicina a un gruppo di teorici dell'arte per l'arte; l'anno successivo visita la Svizzera, la Francia, la Spagna e scrive inoltre Lucerna, Alberto e tre Morti. Rimane colpito dalla democrazia che regna in Europa Occidentale facendo il confronto con la Russia, ma presto vede il rovescio della medaglia, i lati negativi del progresso. Il ritorno a Jasnaja Poljana avviene poco prima dell'emancipazione dei servi.

Per dieci anni, dal 1853 al 1863, si dedica alla più poetica delle sue opere I Cosacchi. Nella primavera del 1851, il protagonista Olenin, un giovane nobile profondamente insoddisfatto della propria vita, parte per il Caucaso. Tolstoj descrive la realtà di una cittadina cosacca con precisione quasi etnografica fino ad intesserla dell'esotismo tipico della maggior parte della letteratura orientale. Con Olenin che non riesce ad inserirsi in quel mondo che tanto lo affascina e che abbandona, Tolstoj inaugura una pleiade di personaggi instabili.

Nel 1859, Tolstoj è sull'orlo di una crisi: l'uscita di Felicità familiare, racconto dal titolo ironico in cui si azzarda ad esprimere il proprio ideale di vita tranquilla in campagna (dove crede possibile poter operare il bene), lo vede in realtà insoddisfatto a tal punto da affermare, il 9 ottobre: "Ora non valgo più nulla come scrittore. Non scrivo; non ho più scritto sin da Felicità familiare e temo che non scriverò più."

Si consacra così, dal 1859 al 1862, alla fondazione di una scuola per i figli dei contadini di Jasnaja Poljana.
Durante gli anni delle riforme contadine, diventa giudice di pace e in svariate controversie svolge il ruolo di intermediario tra nobili e contadini.

Nel 1862 sposa Sonja Andreevna Bers; prima del matrimonio rischia di provocare una rottura facendole leggere il diario per non nasconderle il suo passato amoroso. Più tardi, su consiglio del marito terrà lei stessa un diario quasi esclusivamente dedicato alla loro relazione. I coniugi si mostrano a vicenda i rispettivi diari e Tolstoj prende nota delle annotazioni di lei. Nonostante una vita coniugale non proprio felice, Sonja Andreevna, resterà molto legata alla propria famiglia e non esiterà a recarsi fino a Mosca presso lo Zar per perorare la sorte dei libri di Tolstoj sotto censura; lui rimane invece deluso dalla vita coniugale, la quale, implicando i concetti di proprietà e avidità contraddice la propria visione del mondo.

La sua ricerca della verità lo induce a fuggire dalla casa e dalla moglie e a prendere il treno nell'intenzione di partire per il Caucaso, ma cade gravemente malato e muore in una stazione di campagna ad Astopovo il 7 novembre 1910. I suoi funerali si trasformarono in un manifestazione nazionale a cui accorreranno decine di migliaia di persone giunte da tutto il Paese.

Le Opere : Infanzia (1852) Adolescenza (1854) e Giovinezza (1857) Lucerna, Alberto e tre Morti(1856), Il mattino d'un proprietario terriero (1856), Felicità familiare (1859), I Cosacchi(1863).
Guerra e Pace: nel 1863 intraprende il lungo lavoro di Guerra e Pace che durerà sei anni (terminata nel 1869, l'opera viene pubblicata nel 1878).
Anna Karenina (iniziata nel 1873, abbandonata nel 1874, ultimata appena nel 1877).
Padrone e Servo, La potenza delle tenebre (dramma in cinque atti), Che cos'è l'arte?, un gran numero di racconti popolari e di opere filosofico-morali: Qual è la mia fede (1888), I Vangeli(1890), La Chiesa e lo Stato (1891), Il regno di Dio è in noi (1894).
Nel 1886 completa il racconto breve La morte di Ivan Il'ic, Sonata a Kreutzer (1887-1889 pubblicato nel 1891), Il diavolo e Padre Sergio (1898).
Resurrezione (1899), Chadzi-Murat (1896-1904).
In questo sito:



Afanasiev, Aleksandr Nikolaevic ( 1802-1871)


Famoso etnologo, Aleksandr Nikolaevic Afanasiev, nasce a Voronez nel 1802.
Nella seconda metà dell’Ottocento prese in considerazione per sviluppare uno dei suoi più importanti lavori, «I concetti poetici degli slavi sulla natura».
Archeologo attento, Afanasiev ricercò nel bizantinismo l’oriente cristiano, nei prodi delle byline l’eco di quella «sirena paradisiaca» che chiamava gli uomini alla contemplazione di un mondo lontano dalla realtà d’ogni giorno.
Perfino gli eroi dell’epica erano contadini e parlavano un linguaggio contadino, a partire dal primo western russo tramandatoci per iscritto, il famoso «Canto della schiera di Igor». Il contadino, del resto, era già entrato nella poesia e nel romanzo sia per opera di autodidatti che di autori colti: alcuni servi della gleba avevano raccontato, tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, con stile goffo e giullaresco le usanze del villaggio. Essi attingevano alla letteratura popolare: ma tendevano a travestire, con gusto grossolano e volgare, la verità mugika.
Muore a Mosca nel 1871.
Tra le opere Raccolta di favole popolari russe (1863).
in questo sito:
"La vecchia avida", "L'uccello di fuoco", "La scarpetta d'oro", "Il contadino, lorso e la volpe", "Vassilissa la bella", "La principessa ranocchia".




Joseph R. Kipling (1865-1936)

Nato a Bombay nel 1865 (morì a London nel 1936), Joseph Rudyard Kipling trascorse l'infanzia in India, dove il padre, John Lockwood Kipling, esperto d'arte e pittore, era conservatore del museo di Lahore e insegnante di scultura architettonica. Dal padre erediterà quel discreto talento di disegnatore che avrebbe poi usato per illustrare alcune sue storie. La madre proveniva dall'alta boghesia inglese.
La sua infanzia fu sommariamente infelice. I genitori lo affidano ben presto alle cure di una nutrice indigena, dalla quale il fanciullo apprende innumerevoli racconti e leggende indiani popolati da animali fantastici e suggestioni misteriose, e acquisirà una avversione per la mentalità monoteista giudeo-cristiana.
Nel 1871, a sei anni, fu mandato a Southsea, in Inghilterra, presso una anziana parente che aveva sposato un comandante di Marina in pensione, assieme alla sorella, affinché avesse una «corretta educazione inglese».
Vi passò anni di solitudine e di infelicità. Allora si usava così, ma l'essere staccato dai genitori in tenera età, apre in Kipling una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata: non è quindi un caso se nella sua narrativa si ritrovano spesso storie di bambini abbandonati. Inoltre, le torture fisiche e mentali inflitte dai due mal scelti tutori, ne compromettono definitivamente la salute e la vista.

Tornò in India nel 1882 come giornalista, divenne redattore del Civil and Military Gazette di Lahore, iniziò a scrivere. Nel 1889 è il rientro in Inghilterra. Divenuto famoso come scrittore, è uno degli autori più pagati della sua epoca, letto come nessun altro, ascoltato e venerato come un oracolo. Nel 1892 sposa Caroline Starr Balestrier, di origine americana. E in America - nel Vermont, presso la famiglia della moglie - l'autore vivrà fino al 1896. Nel 1899, allo scoppio della Guerra Anglo-Boera, parte per il SudAfrica come corrispondente. Dal 1902 alla morte visse nel Sussex, lungo la valle del fiume Dudwell, poche miglia a sud del villaggio di Burwash, in una grande casa isolata del XVII secolo chiamata Bateman's, scoperta per caso durante una delle sue scorrerie automobilistiche (con la sua «locomobile a vapore»: siamo ancora agli inizi dell'automobilismo). Aveva abitato prima a Rottingdean, ma si rifugiò a Bateman's per sfuggire all'interesse che suscitava ormai tra giornalisti e fans. Su una delle meridiane di Batmen's fece incidere il motto: «E' sempre più tardi di quel che credi».

Sembra che per tutta la vita soffrisse di uno stato di tensione dolorosa. Arrivò a fondare a Rottingdean un club militare: tormentato dalla convinzione che la potenza bellica dell'Impero britannico stesse declinando, addestrava di persona una trentina di giovani al tiro con il fucile, e si prodigò (inutilmente) per estendere a tutto il paese queste squadre di difesa. Nel 1907 ebbe il premio nobel. Le motivazioni del nobel: "in consideration of the power of observation, originality of imagination, virility of ideas and remarkable talent for narration which characterize the creations of this world-famous author".

La tragedia della Prima Guerra Mondiale, nella quale perde la vita l'unico figlio maschio dello scrittore, appena diciottenne, e la lunga e sofferente malattia che accompagnerà l'autore fino alla morte, precipitano Kipling nella sua ultima e più tetra stagione narrativa. I suoi pensieri si colorano di amarezza e disillusione, e si caricano di considerazioni pessimistiche sul futuro stesso dell'Umanità. Muore a London nel 1936 e viene sepolto nell'Abbazia di Westminster, fra i Grandi d'Inghilterra. Nel 1894 due città del Michigan venivano battezzate, in suo onore, una «Kipling», l'altra «Rudyard».
In questo sito:
"La gobba del cammello"




James Matthew Barrie (1860-1937)

James Matthew Barrie nacque il 9 maggio 1860 a Kirriemuir in Scozia. Era il figlio di un tessitore ed ha avuto tre fratelli e sette sorelle. I suoi inizi nel periodismo furono coronati con la pubblicazione, sotto pseudonimo, di “Auld Licht Idylls”, nel 1888. Comunque il suo primo successo fu “Il primo ministro” nel 1891, seguito da tre altre novelle di costume scozzese: “Ogilvy”(1896), "Tommy el sentimental" (1896) e "Tommy y Grizela" (1900), nella tradizione di Charles Dickens.
James Matthew Barrie lavorò con successo per il teatro su ispirazione fantastica: "THE ADMIRABLE CRICHTON", nel 1903, caricaturizzò le gerarchie sociali e la sua opera più popolare “Peter Pan” o “Il bambino che non voleva crescere”, nel 1904, ritrasmise l’immaginazione del mondo infantile.
Comunque, l’universo incantato che aveva inventato si trasformò poco a poco in un altro più doloroso, nelle novelle che scrisse dopo la Prima Guerra Mondiale. Si diceva che era un “Peter Pan” invecchiato, inconsolabile per la sua infanzia passata in fretta.
Morì il 19 giugno 1937 e fu sepolto a Kirriemuir, vicino ai suoi genitori, sua sorella e suo fratello David.



Jeanne Marie Leprince de Beaumont (1711-1780)


Autrice francese

Jeanne Marie Leprince de Beaumont nasce a Rouen nel 1711, si sposa giovanissima con Lunéville ma il suo matrimonio viene presto annullato.
Nel 1748 il suo primo libro pubblicato è "La Vilette del de M. de dei mémoires di ou del vérité della La del Le Triomphe" .
Si trasferisce a Londra come insegnante privata delle ragazze d'alto ceto. Fonda il "Nouveau Magazine français ".
In quel periodo comincia a scrivere libri e trattati pedagogici sulla formazione dei bambini.
Fra 1750 e 1780 pubblica 40 volumi , fra i quali (1757)
"la Bella e la Bestia".
All'età di 50 anni lascia l'Inghilterra ed si sposa con Thomas Pichon, con il quale ha 6 figli. Muore a Chavanod nel 1780.
In questo sito oltre "la Bella e la Bestia", "Le tre voglie".




Ion Creanga(1837-1889)

Uno scrittore delle radici nazionalpopolari europee.

La letteratura romena, nella seconda metà dell’ottocento, sente la necessità di riunire tutta la stirpe dei Daci, liberando il popolo non solo dal giogo austro-ungarico e zarista ma anche dall’ingiustizia sociale sostenendo posizioni di SINISTRA NAZIONALE, fatte proprie nel novecento nell’area balcanica dalle "Croci frecciate" in Ungheria e dalla "Guardia di ferro" in Romania, ai nostri giorni dal partito della Grande Romania di Cornelio Vadim Tudor e dal Partito della Giustizia e della vita ungherese di Istvan Csurka. Nonostante una demonizzazione guidata dalle centrali mondialiste, entrambe queste formazioni hanno conseguito ottimi risultati elettorali. Questo indirizzo letterario rivoluzionario ma legato ai valori della Nazione verrà definito populista e tra i suoi esponenti di spicco possiamo citare il poeta magiaro Sandor Petofi e lo scrittore di favole romeno Ion Creanga.

Il 1 marzo 1837 nasce a Homulesti, provincia Neamt, da genitori romeni Stefan figlio di Petre Ciubotaru e di sua moglie Smaranda figlia di David Creanga del villaggio Pipirig, provincia Neamt .
Suo padre è un piccolo proprietario terriero, con ben sette figli, che coltiva la terra e sua madre Smaranda Creanga confeziona degli abiti di campagna che la famiglia vende per integrare le magre entrate della modesta proprietà terriera. Riceve la prima istruzione dal dascal (insegnante) della parrocchia del suo paese natio.
In seguito è ospite del nonno presso Suceava (sempre in Moldavia, ma compreso oggi nel territorio della Romania), dove prosegue gli studi.

Continua la sua istruzione in altre località moldave a Targul Neamtului, dove studia psaltichie (musica vocale ecclesiastica specifica del rito ortodosso) presso la Chiesa "Adormirea" ("l’Ascensione"). Nell‘autunno del 1854 frequenta il collegio dei catechisti di Folticeni. Le scuole dei catechisti vengono soppresse, durante l’estate del 1855, quindi il Nostro passa al seminario di Socòla presso Iasi (seconda città della Romania e capoluogo della Moldavia compresa nei confini romeni), dove rimane per tre anni portando a termine il corso inferiore degli studi.

L’opera letteraria di Ion Creanga si realizza dal 1875 al 1883. Le prime fiabe vengono pubblicate su "Convorbiri Literare" e raccolte in seguito, nel 1890 in un volume "Povestile" ("Favole").
Vediamo le principali favole. "Soacra cu trei nurori" ("La suocera con tre nuore") si ispira all‘eterno conflitto tra suocera e nuora. "Capra cu trei iezi" ("La capra con i tre capretti") è una fiaba in cui una capra uccide il lupo che le ha mangiato i figli. "Fata babei si fata mosneagului" ("La figlia della vecchia e la figlia del vecchio") rappresenta il topos esistente nella novellistica di tutti i paesi europei del conflitto tra la ragazza buona che riceve il premio della sua generosità e la cattiva che viene punita.

La lingua di Creanga riprende il parlato e l’arguzia dei contadini romeni e i valori etici e sociali della Romania che ieri come oggi è costretta battersi contro i potentati economici interni e internazionali. Sia nelle favole che negli "Amintiri" ("Ricordi di infanzia") pubblicati nel 1880 si trovano la vita ed i valori del villaggio la fede nel popolo e nel riscatto sociale che il contadino, vero alfiere della stirpe, minacciata sempre e dovunque dall’alta finanza senza né volto né Patria, deve ottenere trasformandosi da suddito a patriota consapevole, il disprezzo per il conformismo e la mediocre borghesia senza ideali, asservita ai potentati economici che la stessa vita di Creanga esprime con lucida coerenza fino alla morte che lo coglie a Iasi nel 1889.
In questo sito: :
"Il pigro","La figlia del vecchio e la figlia della vecchia", "La favola del maiale","Il sacchetto con due soldi", "La capra e i tre capretti".




Petre Ispirescu (1830-1887)

Nasce a Bucarest nel 1830, figlio di Gheorghe e di Elena. Il padre ha un salone di parrucchiere. La madre era una bravissima raccontafavole. La madre lo manda a imparare leggere e scrivere presso il padre Nicola della chiesa Udricani, la chiesa della loro parrocchia.
1840 studia musica col cantore Lupescu.
1842 canta la messa in chiesa e comincia a guadagnare pochi soldi: la famiglia ne ha un gran bisogno. E' costretto a lasciare la scuola.
1844 entra come apprendista in una tipografia, lavora 14 ore al giorno.
1848 prende il diploma di tipografo, è molto serio sul lavoro e riceve aumenti di stipendio e di responsabilità; nel 1849 impara a suonare la chitarra, scrive poesie ma la mancanza di studi si fa sentire. 1853 prende lezioni di francese da un amico più anziano, 1859 anno dell'unificazione dei principati romeni, negli anni successivi fa attività politica e tipografica: per due anni dirige la tipografia dello stato.
1862 pubblica la prima raccolta di favole.
1872 la seconda serie di favole.
1882 la sua principale opera: 'Leggende e racconti dei romeni' in cui fiabe e racconti affidati alla tradizione orale vengono raccolti e rielaborati, senza perdere però la loro genuinità.
Muore per congestione cerebrale il 27 novembre 1887. Dei numerosi altri scritti vanno ricordati: 'Novelle o racconti popolari '(1874), 'Proverbi e indovinelli' (1880), 'Detti popolari' (1882).
In questo sito:
"Giovinezza senza vecchiaia e vita senza morte", "La tartaruga stregata"






Ion Luca Caragiale (1852-1912)

Il 30 gennaio 1852 nasce nel comune di Haimanale - Prahova Ion Luca Caragiale figlio di Luca (segretario del monastero Margineni) e di Ecaterina Caragiale. Oggi il villaggio ha preso il nome del drammaturgo.
1859-1860 il primo anno di scuola a Ploiesti. Apprende a leggere e scrivere da padre Marinache e il maestro Haralambie della chiesa San Giorgio. Il padre è avvocato a Ploiesti.
Figlio d'arte e autodidatta, divenne direttore del Teatro Nazionale di Bucarest.
Ammiratore di Gogol, nel 1878 lesse nella sede della società letteraria Junimea la sua prima composizione teatrale: "Una notte burrascosa", una commedia di costume. Del 1879 è la farsa "Sor Leonida di fronte alla reazione", e nel 1884 fu rappresentato il suo capolavoro "Una lettera smarrita", satira dei costumi politici dell'epoca. Del 1885 è la commedia "Cose di carnevale". "Malasorte" (1890) dramma naturalistico pervaso da un cupo pessimismo, fu la sua ultima opera teatrale. In seguito scrisse racconti pubblicati nel 1908, tra i quali spicca per il suo vigore drammatico "Un cero pasquale".
Respinto dall'Accademia sotto l'accusa di immoralità e plagio, fu processato e, assolto, si dedicò con scarso successo al commercio.
Trasferitosi nel 1904 a Berlino, rifiutò nel 1906 di tornare in patria per ricevere onoranze ufficiali.
Nel 1912, con l'occasione dei 60 anni è di nuovo chiamato in patria ma il 9 giugno muore in modo improvviso a Berlino.
In questo sito:
"Il signor Goe", "La visita"tratti da "Momenti e schizzi".






Esopo (VII-VI secolo A.C.)

Antico favolista greco, della cui vita si impadronì ben presto la leggenda, ampliandone e romanzandone la biografia fino a formare un vero e proprio Romanzo di Esopo, diramatosi poi attraverso varie versioni in età tarda.
Vi appare uno schiavo frigio, di aspetto deforme, che va peregrinando attraverso i più remoti paesi e vive le più strane vicende, fino a morire a Delfi, vittima della vendetta del popolo per averne denunciato le bassezze e l'avidità.
A noi sono giunte circa 400 favole, che si comprendono genericamente sotto il titolo Corpus fabularum Aesopicarum. Esse sono state tramandate attraverso varie collezioni medievali, di carattere notevolmente eterogeneo, le quali risalgono a raccolte dei primi secoli dell'era cristiana.
La favola di Esopo consiste nella narrazione agevole e piana di una semplice vicenda, i cui protagonisti sono generalmente animali (leone, cane, volpe, rana, ecc.), ma talvolta anche uomini, per lo più identificati attraverso la loro professione (vasaio, pescatore, pastore, taglialegna, ecc.)
Nei brevi quadri, che mostrano grande naturalezza evocativa e profonda conoscenza delle passioni umane, e dove gli animali sono caratterizzati attraverso una tipologia psicologica convenzionale, la favola si conclude secondo i canoni di etica pratica, ma non priva di una sua rilevanza, i cui intenti di ammaestramento furono sottolineati, in età più tarda, da un esplicito enunciato morale, sorto nell'ambito della scuola.
In questo sito:
"fiabe di Esopo".



Guido Gustavo Gozzano (1883-1916)

Guido Gustavo Gozzano (che si fece poi chiamare soltanto Guido) nasce a Torino il 19 dicembre del 1883.
Si iscrive alla facoltà di legge, ma non giunse mai a laurearsi e preferì interessarsi di letteratura seguendo all'università di Torino i corsi di Arturo Graf insieme ad un gruppo di giovani con cui successivamente costituì il gruppo dei crepuscolari torinesi. Lo scrittore, di salute malferma, non ebbe mai un lavoro fisso, ma partecipò alla vita culturale e mondana della Torino di inizio secolo.
Nel 1907 rivela la sua necessità di rifugiarsi nella poesia rifuggendo le aspirazioni mondane pubblicando: "La via del rifugio".
Qui lontano da mire intellettualistiche, rivela la sua originalità come nei due componimenti: "Le due strade e L'amica di nonna Speranza". Nello stesso anno ha inizio la sua relazione con la scrittrice Amalia Guglielmetti, ma andranno peggiorando le sue condizioni di salute che lo porteranno alla tubercolosi.
Nel 1911 appare il suo libro più importante: "I colloqui" i cui componimenti furono disposti in tre sezioni: Il giovanile errore, Alle soglie e Il reduce.
Per tutto il corso della sua vita Gozzano collaborò a giornali e riviste con recensioni letterarie, fiabe per bambini (
I tre talismani 1914, La principessa si sposa 1917) e novelle (L'altare del passato 1918, L'ultima traccia 1919).
Muore a Torino il 9 agosto 1916.
In questo sito numerose fiabe all'indice"fiabe italiane".




Luigi Capuana (1839-1915)

Luigi Capuana (1839-1915) - Nato a Mineo in provincia di Catania nel 1839, da una famiglia di proprietari terrieri, trascorse buona parte della giovinezza impegnandosi nell'attività politica in favore di Garibaldi e dell'unità d'Italia prima e come ispettore scolastico dopo il 1871.
Tra il 1864 e il 1868 visse a Firenze svolgendo attività di critico teatrale per il giornale fiorentino "La Nazione". Lavorò come giornalista anche a Milano (1877-1882) presso il "Corriere della Sera" e a Roma (1882-1884) dove diresse "Il Fanfulla della domenica". Sulla sua formazione letteraria influì sia il soggiorno fiorentino, dove entrò in contatto con letterati famosi (Prati, Aleardi, Fusinato, Capponi) e conobbe Verga, sia il soggiorno milanese durante il quale, insieme a Verga, frequentò l'ambiente degli scapigliati. A Roma conobbe un altro grande conterraneo, Luigi Pirandello, il quale, dopo aver iniziata l'attività letteraria come poeta, scoprì la sua autentica vena di narratore proprio per i suggerimenti di Capuana.
Rimase a Roma come professore di letteratura italiana all'Istituto Superiore di Magistero sino al 1884, quindi passò ad insegnare estetica e stilistica all'Università di Catania, città nella quale si stabilì definitivamente. Rientrato a Mineo si dedicò agli studi teorici sulla letteratura, oltre che alle opere filosofiche di Hegel e ai testi del Positivismo. Morì a Catania nel 1915.

Capuana fu il teorico e il divulgatore del verismo; a lui si deve il primo romanzo verista Giacinta (1879). Scritto dopo la lettura di Madame Bovary di Flaubert ispirandosi a un caso di vita vera, il racconto, che è dominato dal canone verista dell'impersonalità, presenta l'analisi minuziosa e quasi clinica della vita dei singoli personaggi. Ma il suo capolavoro è Il Marchese di Roccaverdina (1901). Pregevoli sono anche dei racconti per l'infanzia e molto importanti gli studi critici che fanno di Capuana il miglior critico letterario dell'Italia del suo tempo.

Fondatore del verismo insieme a Giovanni Verga, Capuana fu superiore a Verga come teorico ma inferiore come scrittore. Infatti, mentre Verga è riuscito a dare una rappresentazione storicamente precisa ma soprattutto intimamente umana degli umili, visti come portatori di una civiltà degnissima di rispetto, Capuana è rimasto legato per certi versi agli aspetti scientifici del naturalismo francese. Ne deriva un gusto (evidente in Giacinta) per il caso patologico e per la precisa ricostruzione storica e ambientale. Anche nel Marchese di Roccaverdina l'aspetto patologico (la pazzia) e la minuta descrizione dell'ambiente sono strettamente collegati all'analisi psicologica del personaggio principale.
Dei romanzi, oltre ai più noti Giacinta (1879) e Il Marchese di Roccaverdina (1901), sono apprezzati La sfinge (1897), Profumo (1891), Rassegnazione (1906). Delicate sono alcune novelle della raccolta Le paesane e assai piacevoli le fiabe per i bambini di C'era una volta...Fiabe (1882), Il regno delle fate (1883),
"Il Raccontafiabe", seguito al C'era una volta (1894), Chi vuol fiabe, chi vuol? (1908).
Tra gli scritti teorici: Studi sulla letteratura contemporanea (1880,1882), Per l'arte (1885), Gli "ismi" contemporanei (1898), Cronache letterarie(1899). Si interessò al teatro non solo come critico sulle pagine dei giornali e come autore de Il teatro italiano contemporaneo (1872) ma anche come autore di adattamenti teatrali e di commedie in dialetto.
In questo sito numerose fiabe nell'indice"fiabe italiane".




Grazia Deledda(1871-1936)

Grazia Deledda nacque nel 1871 a Nuoro da una famiglia benestante ed esordì giovanissima (appena 17enne) pubblicando alcuni racconti per una rivista di moda. L'ambiente sardo non poteva offrirle la possibilità di studi regolari e così la adolescente Deledda si fece autodidatta, fornendosi di una cultura disorganica e poco approfondita.
Riuscì a pubblicare il suo primo romanzo, "Fior di Sardegna", nel 1892 ed un altro suo scritto, "Le vie del male" (in cui si precisano il suo stile, i suoi limiti regionali ed i suoi interessi morali), fu ben recensito da Luigi Capuana.
Nel 1899, in seguito al suo matrimonio con Palmiro Madesani, si trasferì a Roma. La distanza dalla Sardegna agì positivamente su di lei, smussandone il regionalismo e sublimando il folklore sardo dei suoi scritti in una certa atmosfera fiabesca, adattissima agli interessi psicologici e morali dell'autrice.
La vita della Deledda non fu particolarmente ricca di avvenimenti ma fu molto feconda dal punto di vista letterario, scandita com'era dall'uscita quasi annuale dei suoi romanzi. Nel 1926 le fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Morì a Roma dieci anni dopo.
Sospese com'erano tra Verismo e Decadentismo, le opere della Deledda testimoniarono in maniera molto chiara di questo passaggio, sia contenutisticamente che formalmente: dall'interesse per la cultura tradizionale sarda passarono alla vera e propria analisi psicologica, al cospetto della quale l'ambiente isolàno veniva trasformato in un puro e semplice sfondo. In questo sito:
"Il Mago", "Ancora magie".




Italo Calvino (1923-1985)

Italo Calvino nasce, il 15 ottobre 1923, a Santiago de Las Vegas, un villaggio vicino all'Avana, (Cuba), dove il padre dirige una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola d'agraria. Dal padre agronomo e dalla madre botanica riceve un'educazione rigorosamente laica.
Nel 1925 la famiglia Calvino ritorna in Italia, e si stabilisce a San Remo, nella Villa Meridiana che ospita la direzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura, dove Calvino vive «fino a vent'anni in un giardino pieno di piante rare ed esotiche».
Negli anni Cinquanta e Sessanta svolge le funzioni di dirigente nella casa editrice Einaudi e intensifica sempre più la sua attività culturale e il suo impegno nel dibattito politico-intellettuale, collaborando a numerose riviste.
Inoltre si impone nel panorama letterario italiano, come il più originale tra i giovani scrittori, in seguito alla pubblicazione della raccolta dei Racconti (1958), e soprattutto del volume I nostri antenati (1960), che comprende la trilogia di romanzi fantastici e allegorici sull'uomo contemporaneo: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), e Il cavaliere inesistente (1959).
In questi anni pubblica anche l'importante saggio Il midollo del leone (1955), e raccoglie e traduce Le fiabe Italiane che pubblica nel 1956, anno in cui i fatti di Ungheria provocano il suo distacco dal PCI e lo conducono progressivamente a rinunciare ad un diretto impegno politico.
Nel maggio 1986 presso Garzanti esce Sotto il sole giaguaro, il primo libro postumo di Calvino. Il volume raggruppa tre racconti: "Il nome", "Il naso", "Sotto il sole giaguaro" e
"Un re in ascolto" .
Calvino intendeva scrivere un testo dedicato ai cinque sensi. La morte gli impedì di completare i racconti dedicati alla vista e al tatto.
in questo sito:"Il principe che sposò una rana","Il contadino atrologo","Il principe granchio", "Il principe canarino", "I figli di babbo natale", "La figlia del sole","Il gobbo Tabagnino", "La fiaba dei gatti", "La sposa che viveva di vento", "La barca che và per mare e per terra", "Naso d'argento", "Il Paese dove non si muore mai", "Il palazzo della regina dannata"



Gianni Rodari (1920-1980)

Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920 a Omegna sul Lago d’Orta in cui i genitori originari della Val Cuvia nel Varesotto si trasferiscono per lavoro.
Gianni frequentò ad Omegna le prime quattro classi delle scuole elementari. Era un bambino con una corporatura minuta e un carattere piuttosto schivo che non lega con i coetanei.
Il padre Giuseppe fa il fornaio nella via centrale del paese e muore di bronco-polmonite quando Gianni ha solo dieci anni. In seguito a questa disgrazia la madre preferisce tornare a Gavirate il suo paese natale.
Subito dopo la guerra viene chiamato a dirigere il giornale "Ordine Nuovo", nel 1947 viene chiamato all’Unità a Milano, dove diventa prima cronista, poi capo cronista ed inviato speciale.
Mentre lavora come giornalista incomincia a scrivere racconti per bambini. Nel 1950 il Partito lo chiama a Roma a dirigereil settimanale per bambini, il "Pioniere", il cui primo numero esce il 10 settembre 1950. Nel 1952 compie il primo dei diversi viaggi che farà Urss.
In quegli anni pubblica Il libro delle filastrocche ed il Romanzo di Cipollino. Nel 1953 sposa Maria Teresa Feretti, dalla quale quattro anni dopo ha la figlia Paola.
Dal settembre 1956 al novembre 1958 torna a lavorare all'Unità diretta da Ingrao. Farà l'inviato e poi il responsabile della pagina culturale e infine il capocronista. Nel 1957 supera l'esame da giornalista professionista.
Il 1° dicembre 1958 passa a lavorare a Paese sera. Si realizza finalmente la scelta che contrassegnerà tutta la sua vita: affiancare al lavoro di scrittore per l'infanzia quello di un giornalismo politico non partitico.
Al ritorno da un viaggio in Urss Gianni Rodari nel 1979 comincia ad accusare i primi problemi circolatori che lo porteranno alla morte dopo un intervento chirurgico il 14 aprile del 1980.
in questo sito: numerose fiabe nell'indice
"fiabe italiane".




Carlo Collodi (1826-1890)

Carlo Lorenzini, più noto con lo pseudonimo di Collodi (dal nome del paese natale della madre), nasce a Firenze il 24 novembre 1826. La madre, Angelina Orzali, benché diplomata come maestra elementare, fa la cameriera per l'illustre casato toscano dei Garzoni Venturi - la cui tenuta a Collodi rimarrà uno dei ricordi più cari del piccolo Carlo - e in seguito presso la ricca famiglia Ginori di Firenze. Il padre Domenico Lorenzini, di più umili origini, debole di carattere e fragile di salute, lavora come cuoco per gli stessi marchesi Ginori.
Primogenito di una numerosa e sventurata famiglia (dei dieci figli, sei ne muoiono in tenera età), Carlo frequenta le elementari a Collodi, affidato ad una zia. Malgrado il carattere vivace, inquieto e propenso all'insubordinazione, viene avviato agli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d'Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze.

Nel 1848, partecipa come volontario alla prima Guerra d'Indipendenza nelle file dei mazziniani. Nell'estate dello stesso anno fonda il quotidiano di satira politica "Il Lampione", ben presto soppresso dalla censura - in seguito alla restaurazione del '49 del Granduca Leopoldo - e riaperto undici anni dopo, per la tenacia del fondatore, in occasione del plebiscito sull'annessione al Piemonte. In quell'arco di tempo, il foglio satirico viene sostituito dal giornale di carattere strettamente teatrale "Scaramuccia".
Nel 1856 scrive il libro "Un romanzo in vapore", con accenti trasgressivi e pieni di humour, a cui fa seguito "Il viaggio per l'Italia di Giannettino".
Nel '59, spinto dagli ideali del patriottismo, partecipa alla seconda Guerra d'Indipendenza.
Collodi, scrittore dal carattere spiritoso, versatile, da taluni considerato molto pigro, collabora, fino al 1875, a numerosi giornali; scrive pure romanzi e drammi teatrali, nessuno dei quali però di particolare valore creativo.
Il primo testo dedicato all'infanzia è del 1876: "I racconti delle fate", splendide traduzioni di fiabe francesi commissionate dalla libreria editrice Paggi. Da allora, Collodi si cimenta nel genere della letteratura infantile, con la realizzazione di una serie di testi scolastici che lo rendono un benemerito dell'istruzione pubblica nell'Italia appena unita.

La vera notorietà di Collodi arriva, però, con la pubblicazione del romanzo "Le avventure di Pinocchio", storia del burattino più famoso del mondo. Pubblicato inizialmente a puntate, a partire dal 7 luglio 1881, sul "Giornale per i bambini" di Ferdinando Martini, con il titolo di "Storia di un burattino", esce integralmente nel 1883 con l'editore Felice Paggi di Firenze. L'opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in 260 lingue o dialetti.
Prima di aver goduto del meritato successo, Carlo Collodi muore, improvvisamente, il 26 ottobre 1890 a Firenze.
Le sue carte, donate dalla famiglia, sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
In questo sito: numerose traduzioni di favole classiche, Pinocchio,
"Le Fate", "Puccettino", "La cervia nel bosco","Pipì scimmiottino color di rosa", "Come andò che Pipì perse la sua bellissima coda".




Vittorio Imbriani(1840-1886)

Vittorio Imbriani nacque a Napoli nel 1840 (morì nel 1886). Suo padre era il liberale e purista Paolo Emilio Imbriani, sua madre era una sorella di A. Poerio. Trascorse la giovinezza in esilio insieme al padre. A Zurigo seguì le lezioni di Francesco De Sanctis e registrò interi corsi in resoconti diligentissimi. Completò gli studi a Berlino. Fu suggestionato politicamente dal l'hegelismo.
Volontario nel 1859, fu tra i garibaldini nel 1866, fu fatto prigioniero a Bezzecca e deportato in Croazia. Divenne poi filo-monarchico. A Napoli svolse attività pubblicistica, intransigente nazionalista e duramente reazionario, arrivò in una sua poesia a esaltare la forca come supremo rimedio contro i mali del mondo. Insegnò letteratura italiana e tedesca all'Università di Napoli nel 1878-1882.
Temperamento bizzarro e polemico, sfogò i suoi umori in romanzi, racconti, poesie, saggi, esibendo uno stile estroso, anti-manzoniano, impastato di latinismi e arcaismi, forme idiomatiche e dialettali, allitterazioni. Forse non a caso fu acuto studioso di G.B. Basile ("Il gran Basile" 1875). Tra le prose narrative spiccano il romanzo Dio ne scampi degli Orsenigo (1876) violenta satira dell'aristocrazia italiana, e Mastr'Impicca (1874) grottesca fiaba politica fitta di giochi di parole. Da ricordare anche: L'impietratrice (1875), Merope IV (1867), mentre nel 1977 è stata pubblicata una raccolta di racconti con il titolo di Il vivicomburio e altre novelle . Imbriani manifestò il suo gusto acre e controcorrente anche nella critica ("Berchet e il romanticismo italiano" 1867; "Fame usurpate" 1877). Come critico d'arte fu favorevole alle novità tecniche e espressive dei macchiaioli ("La quinta Promotrice" 1867). Rilevante la sua attività di folklorista, con le raccolte "Canti del popolo meridionale" (1871-1872), "La novellaia fiorentina" (1871), "La novellaia milanese" (1872).
In questo sito:
"I tre fratelli" e "Il mondo sottoterra".




Gianbattista Basile(1575-1632)

Giovan Battista Basile nacque a Napoli nel 1575 (morì a Giugliano [Napoli] nel 1632). Trascorse un periodo a Venezia e a Candia come soldato mercenario della Serenissima, poi tornò a Napoli nel 1608. Fu poi a Mantova alla corte dei Gonzaga, tornato a Napoli fu governatore di vari feudi per conto di vari signori meridionali.

Scrisse diverse opere in italiano e in napoletano. Le opere in italiano, soprattutto poemetti e liriche, seguono il gusto marinista.

E' con due opere in napoletano, firmate Gian Alesio Abbattutis, che risulta oggi importante: Le muse napoletane (pubbl.1635) sono nove egloghe dialogate, mentre una raccolta di fiabe sono Il racconto dei racconti ovvero l'intrattenimento dei bambini (Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de' peccerille, pubbl.1634-6) noto anche come "Pentamerone".

Si tratta di cinquanta favole, raccontate in cinque giorni da dieci vecchie. Un'opera che diede spunti alla favolistica europea successiva: ai fratelli Grimm, a Perrault, a Tieck. In quest'opera è una felicità creativa, con un sapiente dosaggio di elementi della cultura letteraria e di fantasia popolare. Il più bel libro barocchista proveniente dalla penisola italica. Domina una rutilante immagi nativa stilistica, cumulo di metafore, serie di similitudini, sovrabbondante invenzione lessicale di straordinaria gaiezza. Una poesia sorridente e gentile, che presenta anche aspetti grotteschi e deformanti, come in alcune scene di sensuale crudeltà presenti nelle fiabe "Verde prato", "Il serpente" e "La colomba".
In questo sito: dal Pentamerone,
"La pietra del gallo", "L'Ignorante", "Issa faloro", "I tre cedri", "I sette colombini", "Vardiello", "Pintosmalto", "Il Serpente", "L'Orsa", "Le tre sorelle", "Sole Luna e Talia", "Lo scarafaggio il topo e il grillo", "Prezzemolina", "La gatta Cenerentola", "Violetta", "I Mesi", "Colomba".




Leon Battista Alberti ( 1406-1472)

Leon Battista Alberti nacque a Genova nel 1404, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, esponente di una ricca famiglia di commercianti fiorentini bandita da Firenze dal 1382 per motivi politici.
Scrittore in lingua latina e volgare, letterato, famoso architetto (autore del progetto del Tempio Malatestiano a Rimini, del Palazzo Rucellai a Firenze e responsabile del compimento di S. Maria Novella sempre nella città medicea, del campanile del duomo di Ferrara, della chiesa di S. Andrea a Mantova) tanto da essere considerato assieme al Brunelleschi il più grande del secolo.

Archeologo (compose una Descriptio urbis Romae, dove tentava una accurata ricostruzione della topografia di Roma antica, e cercò di recuperare le navi romane del lago di Nemi); teorico delle arti figurative, matematico, scienziato, musicista: insomma, in sé egli raccolse le doti dell'uomo nuovo del Rinascimento, l'«uomo universale», il cui ingegno e versatilità gli consentivano di primeggiare negli ambiti culturali più svariati. Per questo la sua figura è stata associata anche a quella di Leonardo da Vinci, altro genio capace di misurarsi nei campi più diversi.

All'attività letteraria l'Alberti si dedicò sin dalla giovane età, quando ancora era impegnato nei suoi studi: a Bologna scrisse una commedia autobiografica in latino, Philodoxus (Amante della gloria), che per lungo tempo venne creduta un'originale opera latina antica, visto che l'Alberti la firmò col nome di Lepido. Poi compose dei dialoghi, sempre in latino, di influenza lucianesca, le Intercoenales, mentre è del 1428 l'opera intitolata Deifira, dove, probabilmente a seguito di una delusione amorosa personale, spiegava come fuggire da un amore iniziato male.
A partire dal 1433 si dedicò alla composizione in volgare dei quattro Libri della Famiglia, forse il suo capolavoro, terminati nel 1441. Il trattato riproduce un dialogo che si svolse a Padova nel 1421 al quale parteciparono quattro componenti della famiglia Alberti, perciò personaggi realmente esistiti a cui l'autore ne aggiunse un quinto, Battista, un personaggio immaginario che impersona l'Alberti da giovane. In questo dialogo si scontrano due visioni contrapposte: da una parte la nuova mentalità, borghese e moderna, dall'altra il passato, la tradizione. Nei quattro libri Leon Battista Alberti esplora pressoché tutti i cardini del vivere sociale: il matrimonio, la vita famigliare, l'educazione dei figli, la gestione economica della famiglia, i rapporti tra le varie famiglie e quindi in generale la vita di relazione. È un testo importante sia per i contenuti, espressione dell'umanesimo civile, sia per la storia letteraria italiana grazie all'uso della lingua volgare.

L'Alberti rimase a servizio della curia fino al 1464, anno in cui il collegio degli abbreviatori fu soppresso, ma restò comunque a Roma dove morì nel 1472.
In questo sito:
"Fiabe di LB Alberti".




Giovanni Francesco Straparola da Caravaggio( ca.1480-1557)

Della sua vita si conosce molto poco. Il suo nome potrebbe essere uno pseudonimo in voga nei circoli letterali dell'epoca? Straparlare ha in effetti il significato di colui che parla troppo.
Nasce a Caravaggio, località a sud di Bergamo, all'incirca alla fine del XV secolo. Le prime notizie sul suo conto portano la data del 1508, anno in cui, in Venezia viene pubblicata una sua raccolta di poesie d'amore: L'Opera nova de Zoan Francesco Straparola.

La data della sua morte è dubbia. E' necessariamente localizzata comunque dopo il 1557, anno in cui viene pubblicata dallo stesso una riedizione dell'opera: Le piacevoli Notti.

L'argomento delle notti libertine è accolto con grande entusiasmo dal pubblico, al punto tale che dopo il primo volume pubblicato nel 1550, ne segue a grande richiesta un secondo nel 1553. Nelle sue Piacevoli notti vi è una spiccata tendenza alla coloritura favolosa degli ambienti e i personaggi stessi, hanno oltre che i contorni anche i nomi di eroi delle varie tradizioni romanzesche e questo è il primo indizio di un gusto del colore che staccava lo Straparola dai narratori della corrente realistica.

Il merito riconosciuto alle Piacevoli notti dai folcloristi fu di essere la prima opera di carattere letterario che accolse la materia delle fiabe popolari. Il fiabesco assume un suo tipico colore borghese e familiare. In questo sito:
"La bambola Poavola", "La foresta d'agli", "Giovannin cercò la morte", "Il rubino meraviglioso", "L'augel belverde", "Pietropazzo", "La gatta", "Re Porco", "L'uomo selvatico","Brancaleone","La bella prigioniera", "Il ladro matricolato".




Leonardo da Vinci( ca.1452-1519)

Nato a Vinci (Firenze) nel 1452, figlio naturale del notaio Piero e di una contadina, fu accolto in casa del padre che non aveva avuto figli legittimi dai primi due matrimoni. Dal 1467 al 1476 approfondì la sua formazione artistica presso la bottega del Verrocchio a Firenze, interessandosi anche di matematica, meccanica e ingegneria.

Nel 1482 fu chiamato a Milano da Ludovico il Moro; durante il soggiorno milanese si occupò degli allestimenti scenici per gli spettacoli teatrali della corte, oltre a dipingere alcuni dei suoi capolavori (la Vergine delle rocce e l'Ultima cena). Dopo la caduta di Ludovico nel 1499, Leonardo lavorò presso varie corti italiane: Mantova, Venezia, Firenze, Roma.

Durante questi anni dipinse capolavori come la Gioconda. Nel 1517 accettò l'invito di Francesco I a lavorare per la corte francese. Gli fu assegnato il maniero di Clos-Lucé vicino alla reggia di Amboise; trascorse gli ultimi anni immerso negli studi, tra gli onori della corte. Morì nel 1519.

Leonardo amava definirsi "omo sanza lettere": conosceva superficialmente il latino, ignorava completamente il greco e aveva appreso la maggior parte delle sue cognizioni attraverso i volgarizzamenti delle opere più importanti e attraverso l'aiuto di amici, il matematico e filosofo Pacioli e il medico Marcantonio della Torre. Si interessò soprattutto di meccanica, fisica, anatomia, filosofia naturale e lasciò una enorme quantità di appunti (si calcolano 5000 fogli).

Oltre agli appunti tecnici e ai progetti di trattati, Leonardo scrisse anche numerosi apologhi, aforismi e favole che testimoniano un gusto arguto e uno stile vivace. Giunto a noi grazie alla compilazione dell'allievo Francesco Melzi, che si basò sui materiali del maestro, il Trattato della pittura è la sua unica opera organica. Si tratta di un grandioso tentativo di coordinare ogni scienza, ogni filosofia, ogni riflessione sulla scienza e sulla vita all'interno dell'ottica e delle esigenze del pittore. In questo sito:
"Fiabe Leonardo".



Giovanni Boccaccio (1313-1375)

Giovanni Boccaccio nasce tra il giugno e il luglio del 1313, a Firenze o a Certaldo in Valdelsa, figlio illegittimo del ricco mercante, dipendente e poi socio del Banco dei Bardi, Boccaccino di Chellino. Leggendaria è la notizia della sua nascita a Parigi da una nobildonna di stirpe principesca.

Dopo aver ricevuto i fondamentali insegnamenti grammaticali e letterari, verso il 1327-'28 viene mandato dal padre a far pratica bancaria a Napoli, nella succursale dei Bardi: la compagnia fiorentina che insieme ai Peruzzi e agli Acciaiuoli detiene il monopolio delle imprese finanziarie del Regno di Roberto d'Angiò. Questo apprendistato mercantile e bancario si rivela un totale fallimento. Per sei anni non fa altro che sprecare tempo in un'attività per lui odiosa; sempre per volontà paterna ripiega sul diritto canonico, frequentando le lezioni di Cino da Pistoia (noto maestro di diritto e famoso rimatore stilnovista, amico di Dante e Petrarca), ma vi perde circa altri sei anni. La sua formazione intellettuale e umana si compie dunque nel più importante centro culturale italiano: lo Studio (Università) napoletano, la ricchissima biblioteca reale e la stessa raffinata corte angioina si configurano come punto d'incontro tra la cultura italo-francese e quella arabo-bizantina, attirando da ogni parte poeti, letterati, eruditi, scienziati e anche artisti come Giotto, che in quegli anni sta lavorando agli affreschi del Castel Nuovo. Questo vivace mondo culturale, l'aristocratica, elegante e gaia società della corte, gli svaghi, i diletti e gli amori di questi anni spensierati e felici si intravedono nella sua prima produzione letteraria, ispirata dall'amore per la leggendaria Maria dei conti D'Aquino, figlia illegittima del re Roberto d'Angiò: le Rime, la Caccia di Diana, il Filostrato, il Filocolo, il Teseida (terminato poi a Firenze).

Nel 1340-'41, in seguito al fallimento della Compagnia dei Bardi, richiamato dal padre torna a Firenze a una vita di ristrettezze economiche. Compone la Commedia delle Ninfe Fiorentine (1341-'42), l'Amorosa visione (1342), l'Elegia di madonna Fiammetta (1343-'44), piena di rimpianto per il mondo napoletano, ed infine il Ninfale fiesolano (1344-'46).

Soggiorna a Ravenna, alla corte di Ostasio da Polenta (1345-'46); e poi a Forlì, al seguito di Francesco degli Ordelaffi (1347-'48). Rientrato a Firenze, nel 1348 assiste agli orrori e alla tragedia della peste (durante la quale perde il padre), poi rievocata nell'opera che rappresenta il culmine della sua esperienza creativa, il Decameron (1349-'51).

Dopo la composizione del Decameron, inizia un periodo di ripiegamento spirituale e di vocazione meditativa. Boccaccio si dedica appassionatamente allo studio dei classici, scambiando testi antichi col Petrarca, a cui è inoltre legato da un'affettuosa amicizia. Diffonde in Italia e in Europa le più recenti e mirabili scoperte di codici e opere letterarie (Varrone, Marziale, Tacito, Apuleio, Ovidio, Seneca). Nel 1359 fa istituire presso lo Studio di Firenze la prima cattedra di greco, assegnandola a Leonzio Pilato, a cui commissiona anche la traduzione dei poemi omerici. Nell'ambito di questa ampia attività filologico-erudita di tipo umanistico si collocano i suoi repertori sulle divinità classiche (De genealogiis deorum gentilium), sulla geografia (De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus, et de nominibus maris), sulle più illustri figure femminili (De claris mulieribus), e maschili (De casibus virorum illustrium).

Nel 1355 o nel 1365 compone il Corbaccio. Forti scrupoli morali lo portano a meditare persino la distruzione del Decameron , ma il Petrarca in una lettera del 1364 lo dissuade, invitandolo a riflettere sui valori spirituali dell'attività letteraria. Dopo aver ricevuto gli ordini minori, nel 1360 ottiene da papa Innocenzo VI l'autorizzazione ad aver cura di anime; e l'anno successivo, si ritira a Certaldo nella casa paterna, in cui crea con Filippo Villani, Luigi Marsili e Coluccio Salutati un centro di cultura umanistica.

Nel 1373 riceve l'incarico da parte del Comune di Firenze di commentare pubblicamente la Commedia di Dante nella chiesa di Santo Stefano di Badia, ma dopo pochi mesi, essendo sofferente di idropisia, è costretto a rinunciare alle sue pubbliche letture, interrompendole al canto XVII dell'Inferno.

Stanco, malato e angustiato dalle solite ristrettezze economiche, si ritira a Certaldo, dove muore il 21 dicembre 1375, un anno e mezzo dopo il suo amico Petrarca.
In questo sito:
"Chichibio e la gru", "Calandrino e il maiale", "Calandrino e l'elitropia"



Giulio Cesare Croce (1550-1609)

Giulio Cesare Croce Nato a San-Giovanni-in-Persiceto [Bologna] nel 1550 da una famiglia di fabbri ferrai, compì studi irregolari, protetto dalla famiglia Fantuzzi di Medicina. Alternò il mestiere di fabbro a quello di cantastorie a Bologna, finché nel 1575 si dedicò com pletamente al mestiere di cantastorie girando di mercato in mercato, sempre povero nonostante il successo popolare e presso i divertiti benestanti. Morì a Bologna nel 1609.

-------------------------------------------------------------------------------- Le storie della letteratura e la tradizione gli attribuiscono più di 400 opere, alcune delle quali ancora inedite, altre pubblicate in modesti opuscoli a basso costo. Scritti in italiano o in bolognese, gli opuscoli contengono sapide descrizioni del mondo dei poveri, burle, casi strani, facezie, proverbi, narrazioni di feste e calamità pubbliche. Sue qualità migliori furono il dialogo plebeo, le battute feroci, la capacità di non curvarsi mai davanti ai ricchi e potenti.

Tra le cose migliori, non guastate dalla fretta, sono alcune commedie: Il tesoro, Sandrone astuto, La Farinella. Il dialogo del Banchetto de' malcibati (1591) è una bizzarra rappresentazione della grande fama patita dal popolo nella carestia del 1590. Dedicate alla veneziana Berenice Gozzadina Gozadini sono Le ventisette mascherate piacevolissime (1603) stampate dal tipografo veneziano Nicolò Polo. Soprattutto importanti sono due opere.
Le sottilissime astuzie di Bertoldo la cui prima edizione è del 1606, stampata a Milano da Pandolfo Malatesta e dedicata a Filippo Contarini che Croce aveva conosciuto a Venezia: per lungo tempo se ne conosceva una sola copia, andata distrutta durante un bombardamento nel 1943 (era custodita all'Ambrosiana di Milano); nel 1993 ne fu ritrovata un'altra di cui è stata data edizione critica. L'opera reca come sottotitolo-riassunto: «Dove si scorge un Villano accorto e sagace il quale | dopo vari e strani accidenti a lui intervenuti, | alla fine per il suo ingegno raro e acuto | vien fatto huomo di Corte e Regio | Consigliero. || Opera nuova e di gratissimo gusto». E Le piacevoli e ridicolose simplicità di Bertoldino, figlio del già astuto Bertoldo (1608). Si tratta di libere rielaborazioni della leggenda del "Dialogus Salomonis et Marcolphi". I due testi sono conosciuti nelle edizioni moderne con il titolo di "Bertoldo e Bertoldino". In tempi successivi l'abate Adriano Banchieri aggiunse una scialba "Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino" sulle vicende del figlio di Bertoldino. I tre testi furono pubblicati assieme nel 1620 (se ne dà il titolo tradizionale di "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno").
In questo sito:
"Bertoldo".

"Il Natale di Martin","Fiabe brevi di Tolstoj".